56 • I mali e i beni sono effetti necessari di cause naturali; che cos'è un Dio che non può arrecarvi alcun mutamento?

L'universo non è altro che quello che può essere.

Tutti gli esseri sensibili vi godono e vi soffrono, cioè subiscono movimenti che talvolta recano loro piacere, talaltra dolore.

Questi effetti sono necessari: essi risultano necessariamente da cause che agiscono secondo le loro proprietà.

Tali effetti mi piacciono o mi spiacciono necessariamente in conseguenza della mia particolare natura.

Questa stessa natura mi costringe a evitare, ad allontanare, a combattere gli uni; a cercare, a desiderare, a procurarmi gli altri.

In un mondo in cui tutto è retto dalla necessità, un Dio che non rimedia a nulla, che lascia andare le cose secondo il loro corso inevitabile, che è se non il «Destino», ossia la necessità personificata?

È un Dio sordo, che non può apportare alcun mutamento a leggi generali a cui egli medesimo è sottomesso.

Che m'importa la potenza infinita di un essere che non vuol fare che pochissime cose in mio favore?

Dov'è la bontà infinita di un essere indifferente alla mia felicità?

A che mi serve la benevolenza di un essere che, potendo farmi un bene infinito, non me ne fa nemmeno uno finito?