Dalle più belle creature...
Dalle
più belle creature desideriamo procreazione,
così che la rosa della bellezza non possa mai morire,
ma quando, più matura, debba col tempo trapassare,
la tenera sua erede possa recarne la memoria;
ma tu, congiunto ai tuoi stessi occhi luminosi,
la fiamma della tua luce nutri con la tua sostanza stessa,
facendo carestia là dove regna l'abbondanza,
tu stesso il tuo nemico, con l'essere tuo dolce troppo crudele.
Tu che ora sei del mondo il fresco ornamento
e unico araldo della sfarzosa primavera,
nel tuo stesso boccio seppellisci quel che contieni,
e, tenero spilorcio, fai spreco in avarizia.
Abbi pietà del mondo, o sarai un tale ingordo
da mangiarti quant'è dovuto al mondo con la tomba che diventi.
William Shakespeare - Sonetti - n.1